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Memoria dell’acqua

Avete mai sentito parlare di “memoria dell’acqua“? È da un po’ di tempo che se ne parla, ma vediamo di cosa si tratta. La memoria dell’acqua non è altro che la presunta proprietà di quest’ultima di mantenere un “ricordo” delle sostanze con cui è venuta in contatto. Eh sì… avete capito bene, secondo questa teoria l’acqua conserva i ricordi, ma affinché questo avvenga, c’è chi sostiene che l’acqua debba essere agitata (“succussa”) a ogni diluizione di nuova sostanza con cui entra in contatto.

Il clamoroso annuncio, fatto da un gruppo guidato dal biochimico Jaques Benvenist, e pubblicato nel 1999 su Nature, sembrava dunque una prova per l’omeopatia.

Nonostante siano stati pubblicati alcuni studi che sembravano comprovare tale fenomeno, in realtà non abbiamo nessun riscontro scientifico, difatti la rivista Nature chiese il supporto di un gruppo di esperti, tra cui l'”acchiappafrodi” Walter Stewart e l’illusionista James Randi, al fine di controllare e di supervisionare gli esperimenti. Tuttavia questi non superarono la prova del doppio cieco (in termini figurativi è un modo per definire un esperimento scientifico dove viene impedito ad alcune delle persone coinvolte di conoscere informazioni che potrebbero portare a effetti di aspettativa consci o inconsci, così da invalidarne i risultati) mancando quindi della ripetibilità necessaria al fine di rendere attendibili i risultati vantati.

Dunque, al momento, non esiste alcuna prova scientifica che supporti l’esistenza di questo fenomeno, ma la porta della scienza è sempre aperta alla ricerca e a dei possibili futuri risvolti.