NewsScienza e Tecnologia

Si può fare la “differenziata” dei detriti spaziali?

Oltre ad avere problemi qui sulla Terra relativi alla raccolta differenziata, abbiamo esteso il problema anche nello spazio circostante al nostro pianeta. Dunque il punto è: si può realmente fare la differenziata dei detriti spaziali? Purtroppo i rottami che orbitano intorno alla Terra sono migliaia e parlare proprio di differenziata è un po’ troppo prematuro, ma forse in futuro potremo cominciare quanto meno a tracciarli meglio.

Questo grazie all’idea dei ricercatori statunitensi del Massachussets Institute of Technology (Mit) che stanno progettando un radar laser in grado di individuare i diversi materiali che compongono la spazzatura presente nello spazio attorno al globo terrestre. La tecnica usata è denominata polarimetria e consiste nell’analisi della polarizzazione della luce, che si riflette in modo specifico a seconda del tipo di superficie che colpisce. A tal proposito sono stati già effettuati i primi esperimenti con i materiali solitamente più utilizzati nell’industria aerospaziale, quali il teflon, il titanio e l’alluminio.

Attualmente la NASA utilizza già dei radar al fine di tenere sotto controllo gli spostamenti di circa 17.000 detriti, così da evitare pericolose collisioni, ma questa nuova tecnologia sperimentale potrebbe rendere più efficace il tracciamento dei rottami, poiché captando il materiale da cui è composto un detrito e facendo una conseguente stima del suo peso, sarebbe più facile calcolare la sua traiettoria.

ESA: missione “differenziata”

Intanto gli ingegneri dell’Agenzia Spaziale Europea ESA stanno lavorando a una missione chiamata e.Deorbit, che prevede l’utilizzo di un veicolo spaziale in grado di catturare i satelliti non più in uso attraverso l’ausilio di un robot, una specie di satellite che simula il recupero di un detrito spaziale di grosse dimensioni.

Ecco la spiegazione dell’esperto dell’ESA Jesús Gil Fernández ad Euronews:

“Ci serviamo di una telecamera montata sul braccio del robot per riprodurre il movimento del satellite che vogliamo rimuovereUna volta che siamo sicuri di muoverci in sincronia come due ballerini, ma senza toccarci, possiamo muovere il braccio meccanico per agganciare il satellite. Dopo averlo agganciato ripetiamo l’operazione con l’altro braccio, in modo da poterci servire di due mani per spostarlo. Il passo successivo è quello di farlo rientrare nell’atmosfera terrestre e poi di farlo precipitare in modo controllato nel Pacifico del Sud”.

Ma c’è anche un altro sistema in fase di studio che prevede l’uso di reti (ad emulazione delle reti dei pescatori) in grado di catturare grossi pezzi di spazzatura spaziale.

Ma ora lasciamo la parola a Dice Michèle Lavagna, professoressa delle Dinamiche di Volo al Politecnico di Milano:

“Serve una rete molto grande. Poi dobbiamo restare a una certa distanza dai detriti e dai satelliti che si muovono in maniera imprevedibile, non serve avvicinarsi troppo. Quindi non ci resta che prendere la mira e lanciare la rete per catturare il nostro oggetto spaziale. Sarà il movimento stesso del satellite a far sì che la rete lo avvolga completamente. A questo punto saremo in grado di spostarlo dove vogliamo nello spazio, così come fanno i pescatori con i pesci”.