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Evoluzione di una Stella

Con la locuzione “evoluzione stellare” si intendono i cambiamenti che una stella sperimenta nel corso della sua esistenza, durante la quale essa varia, anche in maniera molto pronunciata, di luminosità, raggio e temperatura. Tuttavia, a causa dei tempi evolutivi molto lunghi (milioni o miliardi di anni), è impossibile per un essere umano seguire l’intero ciclo vitale di un astro; pertanto, per riuscire a comprendere i meccanismi evolutivi, si osserva una popolazione stellare che contiene stelle in diverse fasi della loro vita e si costruiscono dei modelli fisico – matematici che permettano di riprodurre in via teorica le proprietà osservate. Un valido aiuto in questo senso è dato dal diagramma H-R, che pone a confronto la luminosità e la temperatura. Ogni astro ha una propria evoluzione la cui durata dipende dalla propria massa. Quanto più una stella è massiccia, tanto più breve risulterà essere la durata del ciclo vitale.

Formazione

Diagramma H-R
Il percorso evolutivo di diverse stelle lungo il Diagramma H-R

Le stelle si formano all’interno delle nubi molecolari, delle regioni di gas ad “alta” densità[N 3] presenti nel mezzo interstellare, costituite essenzialmente da idrogeno, con una quantità di elio del 23–28% e tracce di elementi più pesanti. Le stelle più massicce che si formano al loro interno le illuminano e le ionizzano, creando le cosiddette regioni H II.

La formazione e l’evoluzione di una stella ha inizio quando una nube molecolare inizia a manifestare fenomeni di instabilità gravitazionale, spesso innescati dalle onde d’urto di una supernova o della collisione tra due galassie. Non appena si raggiunge una densità della materia tale da soddisfare i criteri dell’instabilità di Jeans, la regione inizia a collassare sotto la sua stessa gravità.

Evoluzione: sequenza principale

Vega (α Lyrae, qui confrontata con il Sole)
Vega (α Lyrae, qui confrontata con il Sole) è una stella di sequenza principale

La sequenza principale è una fase di stabilità durante la quale le stelle fondono l’idrogeno del proprio nucleo in elio a temperatura e pressione elevate; le stelle trascorrono in questa fase circa il 90% della propria esistenza.

La durata della sequenza principale dipende dalla massa iniziale e dalla luminosità della stella. Le stelle più massicce consumano il proprio “combustibile nucleare” velocemente e hanno una vita decisamente più breve (qualche decina o centinaio di milioni di anni). Le stelle più piccole invece bruciano l’idrogeno del nucleo molto lentamente e hanno un’esistenza molto più lunga (decine o centinaia di miliardi di anni).

La sequenza principale termina non appena l’idrogeno, contenuto nel nucleo della stella, è stato completamente convertito in elio dalla fusione nucleare; la successiva evoluzione della stella segue vie diverse a seconda della massa dell’oggetto celeste.

Fase post-sequenza principale

Le dimensioni del Sole nella sequenza principale e nella fase di gigante rossa
Schema che rappresenta le dimensioni del Sole nella sequenza principale e nella fase di gigante rossa

Le stelle più piccole, le nane rosse, si riscaldano, divenendo per breve tempo delle stelle azzurre, per poi contrarsi gradualmente in nane bianche. Tuttavia, dato che la durata della vita di tali stelle è maggiore dell’età dell’Universo (13,7 miliardi di anni), si ritiene che nessuna di essa sia ancora giunta al termine della propria evoluzione.

Le stelle la cui massa è compresa tra 0,4 e 8 masse solari attraversano, al termine della sequenza principale, una fase di notevole instabilità. Il nucleo subisce una serie di collassi gravitazionali, incrementando la propria temperatura e dando inizio a diversi processi di fusione nucleare. Gli strati più esterni si espandono per far fronte al surplus energetico proveniente dal nucleo e gradualmente si raffreddano, assumendo di conseguenza una colorazione rossastra.

La stella, dopo esser passata per la fase instabile di subgigante, si trasforma in una fredda ma brillante gigante rossa. Durante questo stadio la stella fonde l’elio in carbonio e ossigeno e, qualora la massa sia sufficiente, una parte di quest’ultimo in magnesio. Parallela a quella di gigante rossa è la fase di gigante blu.
Si stima che il Sole diverrà una gigante rossa tra circa 5 miliardi di anni.  Le sue dimensioni saranno colossali (circa 100 volte quelle attuali). Il suo raggio si estenderà sino quasi a coprire l’attuale distanza che separa la stella dalla Terra.

Betelgeuse
La supergigante rossa Betelgeuse

Stelle massicce

Anche le stelle massicce, al termine della sequenza principale, subiscono numerose instabilità, che le portano a espandersi allo stadio di supergigante rossa. In questa fase, l’astro fonde l’elio in carbonio e, all’esaurimento di questo processo, si innesca una serie di successivi collassi nucleari e aumenti di temperatura e pressione che avviano i processi di sintesi di altri elementi più pesanti: neon, silicio e zolfo, per terminare con il nichel-56, che decade in ferro-56. Dentro tali stelle può svolgersi in contemporanea la nucleosintesi di più elementi all’interno di un nucleo pluristratificato.

Nello strato più esterno fonde idrogeno in elio e in quello immediatamente sotto fonde elio in carbonio e via dicendo, a temperature e pressioni sempre crescenti man mano che si procede verso il centro.

Qualora subiscano un rallentamento i processi di fusione nucleare, le supergiganti rosse possono attraversare uno stadio simile a quello di gigante blu, che prende il nome di supergigante blu; l’astro tuttavia, prima di raggiungere questo stadio, passa per la fase di supergigante gialla, caratterizzata da una temperatura e da dimensioni intermedie rispetto alle due fasi.

Le stelle supermassicce (>30 M), dopo aver attraversato la fase instabile di variabile blu luminosa, man mano che procedono lungo il loro percorso post-sequenza principale accumulano al loro centro un grande nucleo di ferro inerte; divengono così stelle di Wolf-Rayet, oggetti caratterizzati da venti forti e polverosi che provocano una consistente perdita di massa.

Stadi terminali della sua evoluzione

Nane bianche
Alcune nane bianche fotografate da HST nell’ammasso globulare NGC 6397

Quando una stella è prossima alla fine della propria esistenza, la pressione di radiazione del nucleo non è più in grado di contrastare la gravità degli strati più esterni dell’astro. Di conseguenza il nucleo va incontro a un collasso, mentre gli strati più esterni vengono espulsi in maniera più o meno violenta; ciò che resta è un oggetto estremamente denso: una stella compatta, costituita da materia in uno stato altamente degenere. La tipologia di stella compatta che si viene a formare differisce in relazione alla massa iniziale della stella.

Se la stella possedeva originariamente una massa tra 0,08 e 8 M si forma una nana bianca, un oggetto dalle dimensioni piuttosto piccole (paragonabili all’incirca a quelle della Terra). Una nana bianca possiede una temperatura superficiale molto elevata, che col tempo tende a diminuire in funzione degli scambi termici con lo spazio circostante fino a raggiungere, in un lunghissimo lasso di tempo, l’equilibrio termico e trasformarsi in una nana nera. Sino a ora non è stata ancora osservata alcuna nana nera; perciò gli astronomi ritengono che il tempo previsto perché una nana bianca si raffreddi del tutto sia di gran lunga superiore all’attuale età dell’Universo.

L’esplosione di una stella

Nebulosa Granchio
La Nebulosa Granchio, un noto resto di supernova visibile nella costellazione del Toro

L’energia liberata nell’esplosione è talmente elevata da consentire la fusione dei prodotti della nucleosintesi stellare in elementi ancora più pesanti, in un fenomeno detto nucleosintesi delle supernovae.

L’esplosione della supernova diffonde nello spazio la gran parte della materia che costituiva la stella; tale materia forma il cosiddetto resto di supernova, mentre il nucleo residuo sopravvive in uno stato altamente degenere.

Se la massa del residuo è compresa tra 1,4 e 3,8 masse solari, esso collassa in una stella di neutroni (che talvolta si manifesta come pulsar); nel caso in cui la stella originaria sia talmente massiccia che il nucleo residuo mantiene una massa superiore a 3,8 masse solari (limite di Tolman-Oppenheimer-Volkoff), nessuna forza è in grado di contrastare il collasso gravitazionale e il nucleo si contrae fino a raggiungere dimensioni inferiori al raggio di Schwarzschild: si origina un buco nero stellare.