AstrobiologiaFenomeni e MisteriNews

Esplorazione di vita nei satelliti di Giove e Saturno

A causa della grande distanza, non sono state realizzate molte missioni per la scoperta di Giove e Saturno e dei rispettivi satelliti.

Le prime immagini di Giove e Saturno sono state catturate dalle sonde Pioneer e Voyager, che hanno realizzato incontri ravvicinati con i pianeti gassosi durante il loro viaggio verso le zone più esterne del sistema solare.

La prima sonda dedicata all’esplorazione di Giove e dei suoi satelliti principali è stata Galileo, lanciata nel 1989 e giunta in orbita attorno a Giove nel 1995. Le scoperte importanti per l’astrobiologia riguardano i satelliti principali di Giove: Ganimede, Europa e Callisto. Essi sono dei corpi ghiacciati che molto probabilmente nascondono un oceano di acqua liquida sotto lo spesso strato di ghiaccio; se ci fossero delle fonti di calore, come per esempio i black smokers terrestri, non sarebbe da escludere la presenza di vita.

La sonda Galileo ha osservato, tra le altre cose, le curiose caratteristiche superficiali di Europa, ricoperta di faglie lunghe migliaia di km. Queste si formano frequentemente a causa dell’interazione mareale con il gigante gassoso Giove, che frattura il ghiaccio superficiale come avviene nell’oceano artico terrestre ed è possibile constatare che le faglie più scure sono le più recenti e che da esse fuoriesce il materiale sottostante alla crosta ghiacciata. La missione JUICE, il cui lancio è previsto nel 2022, avrà il compito di studiare in modo più approfondito tutto il sistema gioviano e, in particolare, di catturare immagini più dettagliate dei satelliti di Giove compiendo per la prima volta orbite attorno ad essi.

Esperimenti

L’unica missione volta all’esplorazione di Saturno e dei suoi satelliti è stata la Cassini Huygens, iniziata nel 1997 e arrivata a destinazione nel 2004. Il lander Huygens, atterrato su Titano, ha effettuato un’analisi dell’atmosfera del satellite. Ha individuato la presenza di idrocarburi, firma di una possibile presenza di vita. Titano è infatti l’unico satellite del Sistema solare ad avere una atmosfera sviluppata.

Numerosi esperimenti hanno evidenziato che in un’atmosfera simile a quella di Titano si possono sviluppare molecole organiche come la tolina. Il metano è l’elemento maggiormente coinvolto nelle reazioni chimiche che avvengono nell’atmosfera e producono idrocarburi; queste reazioni sono irreversibili, quindi è necessario ipotizzare una fonte di metano e una ciclo a idrocarburi, che potrebbe essere l’analogo del ciclo idrico terrestre. Inizialmente si è pensato alla presenza di oceani di metano sulla superficie di Titano. Effettivamente, dalle misurazioni svolte, la temperatura e la pressione superficiali sono adatte alla presenza di metano allo stato liquido.

Le prime immagini ottenute dalla sonda Huygens mostrano però delle regioni aride e dei corsi fluviali prosciugati. Nel 2008 lo strumento VIMS individua nella regione denominata Ontario Lacus la presenza di etano, metano e in minor quantità di altri idrocarburi. Questi, formatisi nell’atmosfera per fotodissociazione, devono essere precipitati sotto forma di pioggia sulla superficie ed essere quindi nello stato liquido.

Regioni dei satelliti contenenti liquidi

Dalla seconda prova raccolta nel 2009 si è osservato una riflessione speculare, possibile solo se la superficie che riflette è costituita da elementi nello stato liquido. Le regioni contenente liquidi sono troppo ridotte per permettere il riciclo del metano nell’atmosfera. Dunque si pensa che altro metano possa provenire dall’interno del satellite dove è rimasto intrappolato in clatrati durante la formazione di Titano oppure formato per serpentinizzazione. Il metano potrebbe essere rilasciato nell’atmosfera dai criovulcani.

Per quanto riguarda Encelado, la sonda Galileo ha fotografato diversi geyser di acqua ghiacciata emessi da regioni che appaiono geologicamente giovani, pieni di striature dette “tiger stripes“.